L’ Arcivescovo Mario ha raggiunto i giovani ambrosiani e durante l'omelia della messa - alla conclusione del cammino nella Cattedrale di Santiago - ha voluto condividere cinque parole con i pellegrini.
* Siamo arrivati
Arrivare significa aver superato le forze. Avere una buona ragione per avere stima di sè.
* Siamo pieni di stupore
Stupore. Ammirare. Poter dire "Che bello!", che spettacolo straordinario vedere i pellegrini che rivolgono a san Giacomo le proprie preghiere e intenzioni.
* Capaci di sostare
Fermarsi. Sostare. Prendersi del tempo per stare fermi e custodire l’essenziale.
* Ci domandiamo cosa abbiamo trovato di quello che cercavamo
Verificare e domandarsi se abbiamo trovato quello che cercavamo ci sofferma a chiederci: «Cosa veramente chiedo? cosa veramente cerco?».
* Ci prepariamo a tornare con propositi di bene
Ripartire. Tornare nei luoghi dove si vive la vita ordinaria. La domanda che ci accompagna è «Con quale proposito voglio tornare?».
Mentre al termine dell'omelia della celebrazione di oggi (giorno del rientro), il vescovo Mario - sempre da Santiago - ha condiviso queste parole con tutti i presenti:
Il pellegrinaggio interrompe il ritmo ordinario, ci fa riconsiderare chi siamo. Dove sono? Dove sto andando? Cosa mi fa soffrire? Cosa mi fa contento?
Il viaggio favorisce incontri inediti, confidenze che vanno oltre superficialità e timidezza. Il pellegrinaggio accumula emozioni e pensieri, fatiche e avventure. Ne viene un desiderio di raccontare e condividere con foto e video. Il racconto a volte è come un fiume in piena, suscita stupore e ammirazione. Ma il pellegrinaggio può anche esaurirsi come una esperienza da archiviare, come una parentesi che dà benessere. Un punto essenziale del viaggio sta nel fatto che il cammino porti a incontrarci con il Signore, ad una amicizia. Vi ho chiamato amici. Amici che bevono allo stesso calice. Il rapporto diventa comunione, conformazione, sequela. Avete incontrato Gesù? Cosa vi ha detto?
Come si incontra Gesù? In una forte emozione oppure in una esperienza di aridità o in una forte commozione o in una gioia inspiegabile...in tanti modi ma è decisivo incontrare e riconoscere il Signore e la sua straordinaria potenza, sperimentare la sua morte perché in noi si sperimenti la risurrezione. Sto alla porta e busso. Quali sono i segni della sua presenza? La sua Parola fa diventare una conversazione, fa ardere il cuore. Non è solo ascolto accondiscendente, la Parola si fa carne crocefissa e gloriosa. La sua gloria entra anche nelle tenebre, sconfitte, peccati e trasfigura nella vita del Figlio. La sua gloria ci abita, siamo figli nel Figlio. Gesù trasforma ogni giovinezza in un tempo di vocazione. Incontrare Gesù, ciascuno con la sua sensibilità, è l'essenziale del pellegrinaggio. Tre segnali: la Parola che fa arde, la carne che diventa eucarestia, la gloria che trasforma la vita.
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