Il sole di fine luglio è già alto all’orizzonte, l’aria è torrida anche se sono appena le 9.30 del mattino e col pullmino entriamo tra le strade di Scampia. Alla mia destra, fuori dal finestrino, compaiono presto le famose Vele. Le ho viste solo in tv e in foto. Così da vicino fanno un po’ impressione. Soprattutto mi colpiscono le scritte che ci hanno dipinto sopra: "Noi non siamo Gomorra", "Quando alzi un muro ricordati chi lasci fuori", "Le Vele non sono uno zoo", "Dateci un museo". Le interpreto come un modo per affermare la propria identità, mentre dal posto di guida don Federico, parroco dell’unico paese alle pendici del Vesuvio e responsabile della Pastorale Giovanile della Diocesi di Napoli, mi spiega: "è la nostra resistenza, che non è mai resa".
Poco più tardi al centro di ascolto della Caritas diocesana incontriamo Suor Debora. Cuore bergamasco trapiantato a Napoli, da dieci anni cammina per le vie di Scampia, benedicendo con un sorriso chiunque incrocia sulla sua strada. Insieme a lei cammina la Chiesa di Napoli, con il suo Vescovo, i suoi preti, le sue suore e tanti uomini che si danno un gran da fare. Prima di venire qui di Scampia non conoscevo nulla, quando me ne andrò saprò comunque poco. Suor Debora ci accompagna nelle case e la gente ci accoglie con una generosità quasi esagerata. Ascolto tante storie. Parole come carcere, droga, malaffare qui fanno parte del vocabolario comune. La gente non ha paura a pronunciarle, le conosce e sa cosa portano con sé. Alcuni, con coraggio, ci raccontano dei propri errori. E della misericordia che hanno toccato con mano. Vedo tanti volti. Mi colpisce molto il fatto che il contesto sia quello di una terra difficile, di un posto dove c’è molta criminalità, apparentemente poche possibilità, un tasso di abbandono scolastico fra i più alti del nostro paese eppure quando guardo negli occhi la maggior parte delle persone con cui parliamo, vedo brillare la Speranza.
Mi chiedo quanto possa essere difficile seminare la Speranza in una terra dove disperare è certamente più facile e sicuramente più economico in termini di sforzi, di energie da spendere. Probabilmente molto. Eppure queste persone lo fanno. Mi chiedo da dove prendano la forza...e la risposta me la suggerisce una sera un prete, mentre predicando ci ricorda un detto napoletano: "Si può campare senza sapere perché, ma non si può campare senza sapere per Chi…".
Marco Denova
Commenti
Posta un commento