Si tratta di Manuel Scheffels, 25 anni educatore sociale, Thibaud Fardet, prossimo alla laurea in medicina e Fernando Valero De Palma, 23 anni, laureato in legge. Durante il loro soggiorno a Milano, le loro giornate sono scandite da tre preghiere comuni e da un servizio di volontariato pastorale (visite a persone in situazioni di afflizione; animazione di preghiere; organizzazione di incontri con i giovani).
Riportiamo qui quanto emerso da una breve intervista a questi tre giovani.
Le caratteristiche di Taizé
Si tratta di una comunità ecumenica, sorta in Borgogna (Francia), nel 1940 su iniziativa di frère Roger. Oggi vi aderiscono giovani e uomini provenienti da più di 25 Paesi con il desiderio di essere segno di pace e riconciliazione. La comunità si fonda su valori quali «il silenzio, la preghiera, il lavoro e la vita comune», spiega Fernando; mentre il suo carattere distintivo è «la semplicità della vita, che si traduce in genuinità della relazione con Dio, con se stessi e con gli altri», ricorda Manuel.
Perché vivere un’esperienza a Taizé
Le ragioni che hanno spinto questi tre giovani a intraprendere questa esperienza sono diverse: per Thibaud, al 5^ anno di sei nella facoltà di medicina, immerso nel mondo universitario ricco di scadenze ed esami, è stata la «ricerca di calma e la necessità di vivere più consapevolmente il presente». Al contrario, per Manuel è stato «il bisogno di dare più struttura alla mia realtà, soprattutto per riuscire a integrare bene il tempo da dedicare alla preghiera e a Dio». Per Fernando, invece, si trattava di fermarsi un momento dopo la conclusione degli studi, prima di intraprendere un percorso lavorativo, e «aprire uno spazio per la fede e per Dio, affinché Lui possa parlarmi». Non per tutti è stato facile partire per la Borgogna: «la mia famiglia non era d’accordo – dice Fernando – ma ora penso che l’abbiano accettato e siano felici per me. È importante ascoltare il proprio cuore».
L’esperienza milanese sta dando alcuni spunti di riflessione ai tre giovani di Taizé: in primis «il valore della testimonianza, quale strumento forte nelle mani dei cristiani per crescere nella fede. Condividere il nostro vissuto, il nostro rapporto con il Signore aiuta gli altri a capire meglio come Dio parli anche con loro. Ascoltare le vocazioni di altri giovani, mi aiuta a conoscere meglio me stesso e cosa Dio sta cercando di dirmi», sostiene Fernando; e in secondo luogo “l’importanza della presenza umile: essere davvero qui e ora, prestare attenzione alle persone presenti, ascoltare e aprirsi, invece, di attardarsi in chiacchiere vane», aggiunge Manuel.
Katia CASTELLAZZI, Servizio per i Giovani e l'Università
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