Il racconto di Riccardo e l'esperienza al "Binario della Solidarietà"
“Che cos’è l’amore? Il bisogno di uscire da se stessi”. Queste parole di Baudelaire ci invitano ad ampliare i nostri orizzonti, a incontrare culture diverse, dialogare ed arricchirci reciprocamente, oltre a cogliere la necessità di un riconoscimento che vada oltre la soddisfazione di urgenze materiali immediate. Il gemellaggio fra i giovani della diocesi partenopea e quella ambrosiana è stata l’occasione per viverlo da vicino e toccarlo con mano.
La prima parte delle nostre giornate è stata dedicata al servizio. Personalmente ho dato una mano in un centro diurno, il “Binario della Solidarietà”. Trovo significativa la storia di questa organizzazione: 25 anni fa Enrico, impiegato presso le Ferrovie dello Stato, ha preso a cuore una richiesta della Caritas volta ad aiutare i senzatetto che dimoravano presso la stazione. In un periodo di particolare affollamento non si è limitato a farli sloggiare, al contrario ha voluto fornire loro una sistemazione più dignitosa. Dapprima ha ottenuto dalla società di trasporti il permesso di dedicare lo spazio in precedenza occupato dal binario del treno merci alla cura di queste persone. Così è nata l’associazione “Camminare Insieme” che, in un nuovo ambiente, ancora oggi sostiene persone in difficoltà che vogliono impegnarsi per migliorare le proprie condizioni di vita. Non solo garantisce ottimi pasti, ma anche assistenza sanitaria e legale. Speriamo che presto, il calo dei contagi, permetta la riapertura dei laboratori dove imparare mestieri come quello del pizzaiolo, del parrucchiere o dell’orafo. L’obiettivo è affrancarsi da una mentalità assistenzialista e restituire dignità fornendo strumenti e occasioni per approcciarsi al mondo del lavoro. La storia del “Binario” è un esempio dell’economia circolare di cui parla Papa Francesco: "Tendere la mano a chi ha bisogno non è solo un importante gesto di carità, ma genera benessere per tutta la collettività".
Noi volontari che ci siamo avvicinati a questa organizzazione siamo stati chiamati a guardare con gratitudine alla nostra condizione e a farci prossimi al fratello meno fortunato. Tante chiacchierate e partite a carte: siamo stati calorosamente accolti da persone che hanno apprezzato la nostra vicinanza, un servizio fatto di gesti semplici, e si sono aperte con noi.
Abbiamo conosciuto una realtà bella nata da un “sì” a cui ne sono seguiti tanti altri, un’opera segno che promuove la cultura della solidarietà, un baluardo che si erge a difesa della speranza a dimostrare che la buona volontà può vincere ingiustizia e indifferenza.
L'esperienza di gemellaggio Milano-Napoli è stata pensata per favorire una contaminazione fra gli approcci differenti adottati nella diocesi campana e nella nostra. I racconti degli operatori pastorali partenopei hanno sollevato alcune domande che mi porto a casa: "Come far sì che le proposte dei nostri oratori riescano a coinvolgere tutti e non solo il gruppo di coloro che già abitualmente frequentano questo ambiente? In che modo le attività che qui si svolgono possono avere un impatto positivo sull’intero tessuto sociale?"
Aldilà delle differenze ci siamo sentiti uniti. Come ci ha detto Don Pasquale Incoronato, il Pane che condividiamo nell’Eucarestia è lo stesso corpo di Cristo. Concludo con l’invito che l'Arcivescovo Mimmo Battaglia ha voluto rivolgere a tutti i giovani nell’omelia: “Amate la vita. Costudite la speranza non solo per voi stessi, ma anche per i fratelli.”
Riccardo Monfrini
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