Durante la giornata di confronto tra giovani e vescovi del 6 novembre sono emersi numerosi spunti: delle tre ore di discussione sono emersi molti spunti di riflessione che gli stessi giovani hanno sintetizzato nel pomeriggio in tre parole chiave, le scopriremo nel prossimo articolo.
I ragazzi del
tavolo VOCAZIONE-LAVORO hanno scelto le seguenti: iniziative volte ad aiutarli
nel discernimento della propria
vocazione fin da tenera età; la fragilità e la precarietà del mondo in cui si trovano a vivere (25 anni prima di
laurearsi, contratti di stage e tirocini sottopagati, impossibilità di
pianificare un futuro e una famiglia) e la necessità fermarsi (invece di continuare a intraprendere corsi di cui non
scorgono i fini). Questi giovani hanno poi avanzato numerose proposte concrete.
I ragazzi seduti al
tavolo DEI RITI, hanno elencato i seguenti punti chiave: la comunità, fondamentale perché rende
protagonisti, i ragazzi non vogliono più demandare tutto ai sacerdoti. Il
secondo è il gesto: il linguaggio
della liturgia è di difficile comprensione oggi, quindi per migliorare la
situazione, oltre a investire nella formazione, si potrebbe ricorrere ai gesti
che, nella loro concretezza, aiutano a veicolare il senso del rito. L’ultimo è
la testimonianza: il rito viene
svuotato di significato se non è accompagnato da persone credibili che lo
praticano.
Il riassunto dei
giovani al tavolo DEGLI AFFETTI verteva sulla parola linguaggio, i ragazzi hanno evidenziato la necessità di costruire
un dialogo su parole che oggi sono diventate tabù (verginità, sessualità, lgbt,
castità) e ricostruire un lessico dell'amore. La seconda parola scelta è infinito, i giovani hanno richiamato
l’attenzione sul fatto che la fame di infinito dell’uomo possa essere colmata
solo dall'amore vero. Infine hanno proposto il termine vocazione, suggerendo di
riscoprire un accompagnamento alle scelte di vita (sacerdozio, matrimonio,
laico impegnato, consacrato…) fatto proponendo carismi da cui trarre
ispirazione.
Gli aspetti
evidenziati dai giovani del tavolo DELL’ECOLOGIA sono i seguenti: il primo è l’educazione, affinché il cambiamento
climatico rallenti è necessario cambiare mentalità e una catechesi attenta
anche a questi temi potrebbe aiutare. Il secondo è la collettività: troppo spesso gli adulti posticipano il problema
climatico alle prossime generazioni, ma nelle società sempre più anziane di
oggi, non è più possibile rimandare; inoltre l’ecologia deve essere integrale e
avere a cuore anche il benessere della collettività umana. L’ultimo è il supporto: un cambiamento nella
produzione non sarà economico né indolore, per questo sia la politica sia la
Chiesa devono palesare il loro supporto.
Infine anche i
ragazzi del TAVOLO DELL'INTERCULTURA hanno proposto i loro tre punti chiave: il
primo è allenarsi all'incontro con il
diverso. Essi hanno, infatti, sottolineato l’urgenza di abbandonare
l’indifferenza e di abbracciare il dialogo. Il secondo è fare casa: essi hanno puntualizzato che molti immigrati hanno la
volontà di stabilirsi nel nostro Paese per sempre, per questo noi li dobbiamo
aiutare passando dal modello multiculturale a quello interculturale. L’ultimo
punto è sentirsi stranieri: già solo
guardando all'interno della Lombardia si scorgono differenze abissali… la
scoperta della propria differenza dovrebbe aiutare il contatto con l’altro.
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