Quest’anno
il vescovo Mario ha iniziato la visita pastorale sulla città di Milano (gennaio
2022 - maggio 2023). La partenza dal decanato di Affori, giovedì 13 gennaio,
con la serata giovani e vescovo,
presso l’oratorio San Luigi di Bruzzano, dove l’Arcivescovo ha incontrato una
cinquantina di giovani, pronti al confronto e all'ascolto. Ecco un estratto del loro dialogo:
Giorgio: |
«Come si può conciliare l’operato di “pochi artigiani del bene”
con una società improntata solo al profitto e dimentica dell’etica? E
soprattutto ne vale la pena?» |
Mons.
Delpini: |
«Oggi
si può pensare che “l’artigiano del bene” sia quasi paralizzato davanti alla
grandezza del suo compito, ma il bene
nella storia è sempre stato fatto da coloro che cercavano di tenere pulito il
loro metro quadrato: […] Noi cristiani non dobbiamo porci a capo di una
rivoluzione sistematica, ma della nostra vocazione facendo bene il nostro mestiere qualunque esso sia […] è fondamentale credere nell’importanza
del GESTO MINIMO perché dovete avere fiducia che esso contribuirà al bene
comune, perché credete in Dio». |
Paolo: |
«Dato che il mondo in cui viviamo in crisi etica-morale e non
abbiamo più modelli da seguire, come possiamo ricostruire una scala dei
valori?» |
Mons.
Delpini: |
«Innanzitutto
spetta a voi giovani raccogliere l’eredità degli adulti e farla propria, non
posso dirvi io come fare […] ma il
vostro compito non è più pretendere che gli adulti siano perfetti, ormai
siete grandi […] ma quello di provocar[li],
porre loro domande scomode, proporre discorsi esistenziali, perché anche se
imperfetti, essi hanno ancora qualcosa da dire». Mons. Delpini
concretamente ci sta dicendo che quando la sera ci riuniamo a tavola dobbiamoabbandonare
i discorsi banali, di circostanza e di affrontare quelle tematiche che ci
stanno davvero a cuore. |
Matteo |
«Come reinterpretare l’oratorio luogo, la cui funzione di
aggregazione, va sempre più scemando? Si può pensare di trasformarlo in un
ponte tra la città e la fede per i giovani universitari?». |
Mons.
Delpini: |
«Per
quanto gli oratori non siano più poli aggregativi forti quanto lo erano in
precedenza, restano una
benedizione, soprattutto in una città come Milano che ha bisogno di un luogo
dove tutti possano entrare liberamente senza distinzioni di sorta [… detto questo] non ho la ricetta per cambiare
l’oratorio […] Non bisogna essere in cento, bastano quattro o cinque che si
incontrino con la frenesia di chi vuole cambiare il mondo, con la creatività
un po’ aggressiva di chi ha la gioia di Dio da condividere […]trasformate gli oratori in piccoli cenacoli:
luoghi dove si prega per ricevere lo Spirito Santo e dove si fa memoria di
Gesù […] ricordate sempre che l’oratorio non è un luogo dove ci si riunisce
perché non si ha la macchina per andare in un posto migliore o perché non si
ha una compagnia, come se il divertimento fosse fuori, ma un luogo in cui si va perché lì c’è un messaggio di gioia che si
vuole ricevere e condividere». |
Simone: |
«Perché si è venuta a creare una scollatura fra la società e la
Chiesa istituzionale? Le gerarchie ne sono consapevoli e si stanno muovendo
in proposito?» |
Mons.
Delpini: |
«Sono
consapevole che la Chiesa venga vista come antipatica e impopolare e come
potrebbe essere diversamente visti le critiche, i sospetti e gli scandali che
l’hanno attraversata? […] In Paesi come l’Italia, la Chiesa è così avversa a molti perché si è insinuata l’idea che
serva solo a dirti cosa puoi fare e cosa no e che nasconda chissà quali
tesori […]. Io non sono preoccupato che la Chiesa sia malvista da
qualcuno: Gesù fu crocifisso a furor di popolo. Quello che mi spaventa è non
trovare nessuno pronto a difenderla. Dite
ai vostri coetanei la verità sulla Chiesa […] invitateli a entrare, provare, vedere […] rispondete alle loro critiche dicendo “la Chiesa sono io”[…] Se
anche Gesù è stato tradito e ha sofferto, noi non dobbiamo scoraggiarci o
affliggersi di fronte ai rimproveri ma perseverare
nel bene perché abbiamo fede in Dio». |
Fabio: |
«Come riconoscere Cristo nella quotidianità?» |
Mons.
Delpini: |
«Innanzitutto vivendo il rapporto
con Gesù come con un’amicizia che vi
rende migliori perché interpreta il desiderio di gioia che avete dentro
[…] Dobbiamo sempre ricordarci, infatti, che la vita non è una conquista da
arraffare e tenersi stretta, ma un
dono da custodire. «Un altro modo è
far parte di un gruppo di cristiani perché questo allena alla
condivisione e al ricordarsi reciprocamente che Dio è il fondamento della
nostra speranza. […] in un mondo in
cui è stata abolita la speranza, voi siete testimoni di speranza». |
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