
Giovedì 1 dicembre 2022. Un grande salone, tre tavoli e trentatré sedie, otto realtà diverse pronte a raccontarsi: di cosa stiamo parlando? Non numeri, ma premesse di una serata di condivisione tra giovani della Diocesi di Milano che stanno vivendo alcune delle proposte di vita comune - alcune diocesane, come Casa Magis, Vita comune per la carità, Rosa dei Venti (seguita da Azione Cattolica), la Ringhiera (realtà di vita comunitaria di Comunione e Liberazione); altre locali e parrocchiali, come a Cinisello Balsamo e Monza.
Vedi qui nel link le parole chiave di Laura e Marta, di Casa Cafarnao (Monza): https://www.instagram.com/reel/Cl1CdzoDiUH/?igshid=YmMyMTA2M2Y=

La condivisione viene colta come dono: la possibilità di condividere quotidianamente dei tempi e degli spazi; soprattutto se questi spazi ampliano lo sguardo, aprono a relazioni inaspettate, tengono il cuore sull’attenti ed allenato a ricevere. Così tratteggiano la loro esperienza i ragazzi della Rosa dei Venti (Milano, Parrocchia di Santa Maria del Rosario) e di Casa Cafarnao (Monza, San Rocco).
I primi ricordano anche la bellezza dell’unione verso cui si converge: è il fatto che “ci piaccia il Vangelo” che permette di parlare la stessa lingua, venirsi incontro, ritrovarsi “con letizia e semplicità di cuore”, crescere insieme e sentir crescere una famiglia, ciascuno alla scoperta della propria vocazione, che si gioca nella quotidianità, insieme.
Sofia, che vive in uno degli appartamenti della Ringhiera con altre 4-5 ragazze, ammette chiari e scuri della scelta: “Il vento storico dice che non val la pena di impegnarsi con l’altro e con l’Altro, ma qui il desiderio è già una bella possibilità che accada di imparare ad amare”, così che l’esigenza pratica di un alloggio, per alcuni universitari, diventa la costruzione di una proposta nella condivisione e nella cura reciproca. È accettazione decisa di “essere fuori di me per inciampare nell’altro”.
Anche Marta e Laura, di Casa Cafarnao, non nascondono che la vita comunitaria chiede di implicarsi pienamente: dopo 9 mesi di condivisione di un appartamento che affaccia sul pianerottolo di don Luca e di una famiglia con tre bimbi, sono consapevoli che “casa” è chiunque entra in oratorio, “casa” è ogni incontro; mentre si cerca di custodire anche l’intimità perseverante e quotidiana di “scegliersi”. La fraternità è una sfida: è “impastarsi nella vita degli altri”, scegliere di farlo, ogni giorno di più, e questo implica di “venire meno a sé”.
Venire meno a sè è “fare spazio” all’ascolto dell’altro e dei suoi bisogni e “portarne il peso sulle spalle” - come racconta l’icona di Casa Betania (Cinisello), citata da uno dei giovani che la abitano da circa un mese. È portare il peso “secondo il bisogno di ciascuno”, ascoltandosi reciprocamente.
Si arriva poi in realtà a scoprire che si sta imparando anche a ri-ascoltarsi, nei propri desideri piú profondi che, condivisi e messi in comune, guidano nel costruire una regola, uno stile. “Ascolto” - vissuto su entrambi i fronti - è parola chiave di queste esperienze, che sottolineano le due giovani che condividono la vita comunitaria di una delle proposte parrocchiali di Cinisello. Una cifra caratteristica di questo “stile”, anche qui, è poi la preghiera: pensarsi e sapersi pensati durante il giorno porta tutti, alla sera, a ritrovarsi, e farlo davanti al Signore rinnova quello che “è un gran casino” ma in cui si può così riconoscere “una bellezza di fondo”, bellezza del modo di venirsi incontro che “non è nostro, ma è segno di un incontro iniziale che ha permesso a ciascuno di porre Cristo al centro”.
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